Carissimi Anna e Silvio, sono certo che l’ impegno ad offrire questa pubblicazione nasce dal desiderio di comunicare la ricchezza umana e spirituale che l’esperienza del “ cammino” ha portato nella vostra vita e consegnare, a chi lo desidera, un umile contributo per proseguire il suo. Volentieri rispondo alla vostra richiesta di una riflessione sul pellegrinaggio; è stata per me una occasione per riandare con la memoria alla strada percorsa in anni passati con gruppi giovani; camminare insieme è sempre stata l’occasione propizia per conoscersi meglio, per imparare a dare e ricevere fiducia. Sono stati passi faticosi che ci hanno portato lontano fino a diventare adulti nel cuore, persone più consapevoli e responsabili dei doni ricevuti: la vita, l’amicizia, la fede. In fondo la vita è tutta un cammino, si sviluppa nel tempo, negli incontri, nelle esperienze, la vita è una freccia lanciata nel futuro. Allora la domanda non è tanto perchè partire per un pellegrinaggio o perché mettersi in cammino, ma perché non farlo. Naturalmente il cammino che l’uomo è chiamato a fare è soprattutto interiore, alla ricerca di sé, del senso della sua vita, della scoperta del suo ruolo all’interno della società di cui è parte, per cercare risposte alle domande che nascono dentro di lui e lo rendono un essere inquieto non nel senso di continuamente insoddisfatto, ma in continua ricerca per un bene più grande capace di saziare il desiderio di felicità, per una verità più profonda. L’esperienza dei Magi insegna a non aver paura, c’è una luce della intelligenza e della fede che guida il nostro cammino sempre oltre. Il pellegrino non fa una gara, non deve competere con nessuno e non vince nulla se non la possibilità di vivere una vita umanamente più ricca; non fa una gita che si affronta per distrarsi dalla vita quotidiana se non nel senso di prendere le distanze dalle cose per vederle più chiaramente per quello che sono, per apprezzare di più ciò che vale e non rischiare di correre sempre dietro illusioni. Camminare materialmente muovendo i piedi è un’ occasione per rendere concreto il nostro pellegrinaggio di uomini liberi e responsabili, consapevoli della necessità di prendere continuamente decisioni sul dove indirizzare i nostri passi in armonia con se stessi e con gli altri………… l contatto più vero con l’ambiente naturale permette di godere delle cose belle che ti circondano e che gratis sono state messe a tua disposizione senza la pretesa di considerarle tue tanto da usarne in modo esclusivo, a tuo piacimento senza nessun rispetto. Anche un maggior contatto con il tuo corpo aiuta a maturare. Quante volte pretendiamo da esso più di quanto è in grado di offrirci correndo il rischio di stressarci inutilmente, altre volte lo proteggiamo così tanto da renderlo fragile incapace di tirare fuori tante potenzialità che possiede. Le vesciche ai piedi, i crampi ai muscoli, l’arsura in bocca, il sudore sulla pelle, la percezione di dolore, di fame, di freddo o caldo ti fa apprezzare maggiormente il piacere del riposo, della sazietà, delle possibilità che la vita quotidianamente ti offre. Camminare ci obbliga ad avere un progetto di strada che ha chiara la meta e prevede delle tappe. Rispettare le tappe del percorso senza la pretesa di arrivare subito alla metà esercita la nostra pazienza, ci libera da quello stile di vita che vorrebbe tutto e subito che teme la fatica , la sfugge e non sa stringere i denti per raggiungere il fine che si prefigge. Il senso del limite che sperimentiamo nel camminare non ci umilia, ma aiuta a scoprire e ad accettare noi stessi, ci permette di essere liberi dal giudizio o dalle aspettative degli altri ed essere finalmente quello che siamo in realtà. Ciascuno durante il cammino può scoprire la presenza dell’altro come dimensione fondamentale dell’esistenza. La condivisione, il sostegno, l’accoglienza reciproca sono esperienze comuni di chi affronta la strada. Non basti a te stesso, le tue scelte incidono anche sugli altri come quelle di chi ti sta vicino hanno conseguenze su di te. Chiedere ed ottenere una informazione ti dà sicurezza, il sorriso e il saluto di chi incontri diventa rasserenante, l’accoglienza che cerchi e trovi al termine di una faticosa giornata è esperienza di provvidenza e fraternità. Quando non la ottieni ci rimani male e ti chiedi se anche tu sei così superficiale, disattento e chiuso davanti alla richieste degli altri; ti può capitare di dover ammettere che è più la paura che la speranza a motivare le tue scelte e allora comprendi un po’ di più il rifiuto ….va bene lo stesso, il tuo cammino prosegue anche in mezzo a qualche insuccesso e delusione: non è forse così la vita? Mi piace concludere ricordando l’invito che Mosè rivolge la suo popolo di Dio nel libro del Deuteronomio: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarantenni nel deserto. Il tuo vestito non si è logorato addosso a te, il tuo piede non si è gonfiato durante il cammino. Riconosci dunque dentro di te che il Signore ti corregge come un padre corregge un figlio. Osserva perciò i comandamenti del Signore tuo Dio, cammina sulla strada che egli ti ha indicato e rispettalo”. Anche noi abbiamo bisogno di imparare a fidarci e affidarci a Colui che ci ha messo in cammino e ne è la meta.
Don Ivo Raimondo Parrocchia San Maurizio Imperia
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