Via della Costa, il diario di un viaggio

Giuliana, Placido,Franco E Piergiorgio pellegrini sulla Via della Costa
GRAZIE… Anna e Silvio

Via della Costa, il diario di viaggio di un lettore

… Questa costa ligure che tra cielo e mare lambisce il Mediterraneo, una via antica di giorni, come gli ulivi, le vigne, gli scogli, i sassi piatti sfiniti e perfetti che brillano al sole sul bagnasciuga.” (Davide Gandini)

La via della costa è una “terra di mezzo” che collega il Cammino di Compostela  con la Via francigena e si può percorrere in un senso o nell’ altro: per questo il percorso è contrassegnato da una freccia gialla a doppia punta.  Si sviluppa da Ventimiglia a Sarzana per circa 350 km. in parte sulla costa, in parte sui rilievi dell’interno tra boschi di querce, lecci e ulivi, ma anche su tratti più asciutti e selvaggi, con lembi di terra faticosamente coltivata strappata ai declivi. Belli e interessanti, ricchi di storia e tradizioni, i borghi attraversati, specialmente quelli dell’entroterra.
Nel cammino abbiamo seguito la guida di Calcagno-Rocchi (consultabile sul sito www.laviadellacosta.com),con qualche libera digressione in alcuni tratti. Per esigenze familiari abbiamo diviso in due tempi  il cammino: la parte occidentale (Ventimiglia – Genova) e la parte orientale (Genova – Sarzana). Siamo partiti in quattro (Placido, Giuliana, Franco e Piergiorgio), ma nel percorso siamo stati affiancati per brevi periodi da amici impossibilitati a compiere l’intero cammino. Per nostra fortuna siamo stati accompagnati da un tempo splendido (sole e temperatura primaverile) e ciò ha reso più bello il nostro camminare.

Via della Costa, il diario di viaggio di un lettore

Le tappe del cammino

Ventimiglia – Sanremo (km 20)
Arriviamo a Ventimiglia di buon mattino provenienti da Bordighera dove abbiamo pernottato alla pensione  Villa Garnier  (prezzo a offerta per i pellegrini). Saliamo al borgo medioevale e visitiamo la cattedrale e il bel battistero romanico. Stupenda la visione del mare (fino alla costa francese) dalle antiche mura. Superato il ponte pedonale sul fiume Roia costeggiamo sulla via Aurelia le rovine del teatro romano.
Bordighera ci stupisce per la sua lussureggiante vegetazione, per le ville incastonate nella macchia mediterranea, per l’ampio parco con vista mare. Su proposta di Placido non manchiamo di fare visita presso il seminario al vescovo Barabino, ultimo titolare della diocesi di Bobbio (prima dell’annessione con Piacenza). Ci accoglie con grande cordialità. Giunti a Ospedaletti (l’origine del nome dall’antico ospedale eretto dai cavalieri di S. Giovanni) cerchiamo ristoro in un bar lungo il mare.
Arrivo a Sanremo nel primo pomeriggio (tappa relativamente breve per abituare le gambe, ma soprattutto le spalle al peso dello zaino…). Abbiamo il tempo (caso unico sul percorso!) di passare un paio di ore sugli scogli. Poi l’incontro col mitico Pino Fumi, che conosce molto bene la città e  ci accompagna prima in visita e poi a cena.

Sanremo – Porto Maurizio (Km 33)
Lungomare di Sanremo sul tracciato pedonale dell’ex-ferrovia. Poi  lungo l’Aurelia fino alla deviazione per il Poggio. Si sale per circa 3 km su una mulattiera tra serre e coltivazioni floreali a cielo aperto. Dal Poggio si scende , sempre in mezzo a serre, fino al torrente Arnara. Di qui si risale verso Bussana Vecchia, meraviglioso borgo medioevale strappato al terremoto del 1887 da un gruppo di artisti che vi hanno aperto i loro atelier. Ma il paese appare silenzioso, quasi privo di vita. Si vive la sensazione di trovarsi in un tempo fermato per sempre dalla tragedia. Alla fine del borgo si scende per  sentiero su una strada abbastanza trafficata che ci porta verso Taggia. All’ingresso del paese visitiamo il monumentale monastero di S. Domenico del XV secolo (chiesa, chiostro, sala capitolare, affreschi)  mantenuto aperto grazie all’apporto di alcuni volontari.
Taggia è un borgo medioevale meraviglioso, con i suoi incroci di strade, gli archi, i palazzi, gli scorci… Ci fermiamo per il ristoro quotidiano. Ripartiamo percorrendo il lungo ponte medioevale (16 arcate, acciottolato, con lastre per la sosta)e poi in salita verso Castellaro (altro borgo interessante). Proseguiamo sulla strada Pompeiana: un lungo, interminabile percorso che ci porta al passo di Monte Negro e di qui, attraverso sterrati e sentieri, in un paesaggio brullo e desolato, al paese di Lingueglietta.
Per strada asfaltata a tornanti si scende tra boschi di ulivo verso il fiume S. Lorenzo. Qui ci raggiunge Paolo, giunto in mattinata a Sanremo da Piacenza, e lanciato in un lungo inseguimento in solitaria. Vista l’ora decidiamo di scendere direttamente nel paese di S .Lorenzo e di qui verso la meta di Porto Maurizio. Alloggiamo alla pensione S. Giuseppe, dove arriviamo stremati sul far della sera.

Porto Maurizio – Andora  (km 28)

Siamo sulla bella passeggiata mare di Porto Maurizio. Superato il Capo Berta percorriamo il lungo tratto pedonale (circa 4 km) dell’Incompiuta, a picco sul mare, fino a Diano Marina. Continuiamo sul lungomare di Diano e poi, per evitare l’Aurelia, ci spingiamo addirittura sulla battigia per poi ritrovare il bel lungomare di S. Bartolomeo. Saliamo verso il meraviglioso borgo di Cervo. Percorriamo le sue stradine medioevali tra le case di sasso, le curiose insegne, le botteghe artigianali fino alla monumentale chiesa barocca e al castello in cima al paese. Sosta ristoro presso una birreria, con qualche maglietta stesa ad asciugare…
Recuperate le energie, risaliamo lentamente il parco del Ciapà su piste che gradatamente si aprono a panorami marini incantevoli. Al Passo Chiappa il sentiero comincia a scendere bruscamente verso Andora. L’arrivo della tappa è previsto presso l’antica chiesa di S. Giovanni, un paio di kilometri fuori dal paese. Comincia la problematica ricerca del B&B in località Ferraia che ci dovrà ospitare. Il luogo è bello, immerso nel verde.  Dopo la consueta doccia e il bucato riusciamo a trovare nella vicina frazione di Molinello una discreta trattoria il cui gestore, oltre a prepararci un’abbondante grigliata di carne,  ci intrattiene sui suoi trascorsi come cuoco su navi da crociera…

Andora –Loano  (km 30)

Ci riportiamo alla chiesa di S. Giovanni per ritrovare il cammino segnalato dalla freccia. Percorriamo il  ponte medioevale e puntiamo a Colla Micheri, in alto là sulla costa. Sulla via visitiamo la chiesa  proto-romanica dei ss. Filippo e Giacomo. Vicino i ruderi di un castello e del villaggio annesso, segni di un significativo passato.
Il borgo di Colla Micheri è piccolo ma suggestivo: tutto concentrato in poche case, un incrocio di strade, una fontana, una chiesetta che ricorda il passaggio di Pio VII di ritorno dalla prigionia nella Francia napoleonica. Di qui ci dirigiamo verso i ruderi di S. Bernardo su una strada asfaltata sul crinale,  e quindi in rapida discesa verso Leigueglia.
Teniamo il lungomare in direzione di Alassio. Sole splendido con aria fresca. Qualche coraggioso bagnante sulla spiaggia, ma in prevalenza anziani accovacciati sulle panchine. Ad Alassio visitiamo il borgo antico: le solite strade ad angolo retto,le case patrizie, i negozi e le boutique, il via-vai delle persone. Proseguiamo per Albenga.
Sostiamo per la consumazione del mezzogiorno vicino alla cattedrale (purtroppo non visitabile data l’ora), in una piazzetta chiusa, infestata da piccioni importuni. Riprendiamo il cammino nel pomeriggio caldo lungo una strada poco trafficata, chiusa tra il terrapieno della ferrovia e le ininterrotte coltivazioni orticole e florealicole  fino a Ceriale . Qui ci accomiatiamo da Paolo, che deve rientrare.
Recuperando la segnaletica del cammino riprendiamo un bel sentiero nel bosco di querce e lecci. Usciamo sull’Aurelia nei pressi di Borghetto S. Spirito diretti a Loano. E’ ormai sera e la via è trafficatissima. Per nostra sfortuna la Pensione che ci ospita si trova a oltre due kilometri di distanza, al termine della cittadina, sotto l’insegna del paese successivo: Pietra Ligure.

Loano – Noli  (km 30)

Entriamo a Pietra Ligure sulla sempre trafficata Aurelia. Constata la difficoltà di ritrovare il sentiero verso la montagna, decidiamo di proseguire su strade e lungomare verso Burgio Verezzi.
Durante una pausa in attesa di ricongiungimento del gruppo, vengo avvicinato da una coppia di persone che si informano sulla nostra meta. Sono essi stessi pellegrini, membri della confraternita di S. Iacopo. Giuliana sopraggiunta li riconosce: sono i coniugi che nel convegno di Arenzano dello sorso anno avevano relazionato sull’esperienza del loro primo cammino a Santiago di Compostela: partiti all’alba dalla loro dimora di Pietra erano arrivati alla meta dopo un percorso di oltre 2000 km.
Da Borgio Verezzi saliamo attraverso un erto sentiero a Borgio antica. Il paese – come tanti nell’entroterra ligure- è caratteristico: un mucchio di case in pietra arroccate sulla costa all’ombra del campanile.  Continuiamo a salire per sentieri panoramici verso le case di Verezzi. Sul percorso rimaniamo stupiti dalla presenza di alcune grotte carsiche  (le Grotte di Burgio). Attraverso un vasto bosco, prima in falsopiano e poi in lunga discesa puntiamo su Finalborgo. Entriamo per l’antica porta di recente affrescata sulla via principale dove si affacciano piccoli negozi e boutique.
Mentre osservo stupito un bar (Caffetteria Sbuccia) che reclamizza anche una produzione  piacentina, vengo salutato dalla proprietaria che si presenta come mia ex alunna. Da un anno si è trasferita qui con la famiglia per avviare una nuova  attività. Un incontro sorprendente e assai gradito!
Consumato il consueto frugale pasto, ci aspetta una lunga strada in salita verso Calvisio. Dopo un paio d’ore di faticoso cammino arriviamo alla chiesa di S. Cipriano, bel complesso di struttura tardo-medioevale, con il pavimento rimosso per lavori di scavo. Si procede su sterrato lungo l’antica via Julia Augusta che porta fino allo sperone di Capo Noli. Qui il sentiero comincia a digradare con ampi tornanti. Alla nostra destra il panorama di Noli,  che lentamente si avvicina.
Sul lungomare incontriamo Enrico e Rita che sono venuti ad affiancarci nel week end. Anche stavolta l’alloggio (Istituto dell’Incoronata) è in fondo al paese, all’ingresso di Spotorno. Vista la distanza dai centri abitati,  contrattiamo con la madre superiora una cena di emergenza per pellegrini. L’appetito accumulato nelle ore di marcia ci fa apprezzare comunque la tavola!

Noli – Varazze (km 28)

Proprio dal nostro alloggio parte la strada segnalata che sale rapidamente in quota per consentire un percorso verde e panoramico fuori dalle vie del traffico. Viaggiamo tra la macchia mediterranea. Il cielo è leggermente velato, attraversato da voli di gabbiani che ci si richiamano  con i loro versi lamentosi. Là in basso il mare appena increspato dalla brezza… Al termine di questo primo tratto purtroppo il sentiero si immette su strada asfaltata che scende a tornanti verso l’orribile periferia di Savona: intensificazione del traffico, camion diretti alle discariche, anonime costruzioni di cemento, grandi vasche di raffineria di petrolio…
La visione muta radicalmente nel cuore della città ( detta “dei papi” per avere dato i natali ai papi della famiglia Della Rovere: Sisto IV e Giulio II). Sontuosa la cattedrale, ampie le vie sotto i  portici, elegante la torretta medioevale sul porto. Il lungomare ci conduce su un tratto sterrato della vecchia ferrovia che attraversa anche gallerie illuminate. Ad Albissola Marina il lungomare è lastricato di mosaici che rendono in qualche modo più distensivo l’andare. Sostiamo per il ristoro a Celle Ligure sulla strada che si affaccia  sul mare, con le case basse e colorate dei pescatori (il nome celle pare derivare dai capanni utilizzati dai pescatori per custodire gli attrezzi del mestiere).
All’ingresso di Varazze siamo attesi da Anna (un arrivo a sorpresa!) che ci accompagna all’oratorio don Bosco, sede della nostra ospitalità. Qui facciamo conoscenza con un dinamico salesiano che riesce a coordinare un sacco di attività: il luogo è frequentato da gruppi giovanili, società sportive, gruppi scout. A sera sono previsti uno spettacolo teatrale e una festa da ballo… Dopo la messa e la cena ci ritiriamo in mezzo al frastuono della musica rock.

Varazze – Genova Voltri   (km 20)
La tappa è di tutta tranquillità. Ci allontaniamo da Varazze sul lungomare Europa: 4 km di ex-ferrovia su una pista ciclo-pedonale che alterna tratti in galleria e tratti allo scoperto con vista mare. Arriviamo a Cogoleto. Sul porto assistiamo incuriositi alla vendita diretta del pesce fresco, tra l’interesse dei gabbiani attirati dal fiuto della preda. Fuori dal paese  aggiriamo un campo sportivo presso gli scogli e ci immettiamo sul lungomare De André (di nuovo percorso su ex-ferrovia) che ci porta ad Arenzano. Qui visitiamo il parco e il santuario e aspettiamo pazientemente l’apertura del “ristorante del pellegrino” per poter mangiare.
Si prosegue sul lungomare per 6 km fino fino a Voltri. Da una parte la via Aurelia su cui transitano file ininterrotte di macchine e moto (è sabato pomeriggio); dall’altra gli scogli su cui si stendono sparuti  gruppetti (la giornata è ventosa) di turisti del week end. Arrivati a Voltri concludiamo il cammino. Per evitare l’ingorgo delle strade nella lunga periferia genovese ci affidiamo a un mezzo pubblico per recarci  direttamente alla stazione ferroviaria per rientro a Piacenza.
Il nostro viaggio sulla costa occidentale ligure si ferma qui. In sette tappe abbiamo percorso carca 190 km tra sentieri collinari e strade sul mare. Fra qualche settimana riprenderemo la parte orientale del cammino…ome

Via della Costa, il diario di viaggio di un lettore (seconda puntata)  19 giugno 2012

Da Genova Nervi a Camogli (km 14)
Riprendiamo il cammino sulla costa di Levante ripartendo i circa 130 km in sei tappe (con un abbassamento della media giornaliera) per consentirci un percorso più tranquillo e un maggior tempo a disposizione per la visita dei luoghi di sosta. E’ l’ultima settimana di maggio e alla brezza primaverile si sostituiscono le prime ondate di caldo. Siamo sempre in quattro (assente Placido impossibilitato, si aggiunge Gianni). Iniziamo il cammino da Nervi per evitare il traffico della periferia genovese. Arriviamo alla stazione Principe a metà mattina. In attesa della coincidenza per Nervi visitiamo il palazzo della Commenda, l’antico ospitale per pellegrini in partenza o in transito per Roma e la Terra Santa. Prima di intraprendere il cammino sul lungomare Anita Garibaldi di Nervi ci alimentiamo in un bar presso la stazione. Notiamo i segni della pioggia caduta nella notte. Costeggiando il mare ci portiamo a S.Ilario Ligure. Qui inizia un intricato percorso su strade tra la via Aurelia e vie interne che, dopo l’attraversamento di Bogliasco, ci portano fino a Sori. L’assenza di segnali di riferimento (la conchiglia o la freccia gialla) rallentano il cammino costringendoci a frequenti consultazioni della guida e delle mappe. Sul lungomare di Sori ci sorprende il temporale. Ci ripariamo sotto una tettoia vicino alla chiesa parrocchiale, dalla quale escono le note  di un organo in prova per un imminente matrimonio. Riprendiamo il cammino verso Recco in gran parte sulla via Aurelia. Finalmente deviamo per una salita (scalinata di S. Michele) che ci porta fuori dal traffico verso la cappella di S .Anna e al monastero olivetano di S. Prospero, che domina dall’alto il golfo di Camogli. Accogliente e gradevole lo spazio messo a disposizione dei pellegrini (alloggio a offerta). Per la cena dobbiamo scendere per una lunga scalinata al paese. Dopo l’ immancabile passeggiata nel borgo consumiamo la cena presso un ristorante sulla spiaggia. Intanto contempliamo il sole che tramonta e il mare che pian piano scolora…

Da Camogli a Sestri (km 27)
E’ domenica. Assistiamo alla messa nella chiesa del monastero, celebrata da una monaco novantenne alle prese con qualche amnesia e molta raucedine. La mattinata si preannuncia con tempo incerto. Più tardi faremo i conti con un caldo piuttosto afoso che renderà più duro il camminare. La tappa presenta qualche interesse nella prima parte, con vari saliscendi e scorci panoramici. Dopo Chiavari diventa piatta e monotona, in gran parte sull’ Aurelia infestata dai turisti della domenica. Partenza in leggera salita sull’antica via Romana fino a Ruta. Di qui in discesa sulla via Romana di Bana tra case isolate immerse nei verdi uliveti. Al termine della discesa i resti dell’antico ospitale di S. Lazzaro con un bell’ affresco sul muro esterno. Man mano che ci si avvicina a Rapallo il traffico si fa più intenso e dobbiamo condividere i marciapiedi della città con famigliole in libertà, mamme con passeggini e cani al guinzaglio. Sul lungomare (anch’esso frequentato come sopra) si torna un poco a respirare. Superato il Parco della Villa Porticciolo, comincia la salita verso S. Ambrogio. Sul piazzale della chiesa grande festa con palloncini colorati, bimbi vocianti e tavole imbandite per la celebrazione di un battesimo. Più avanti, superata l’ antica chiesa di S.Pantaleo, comincia la discesa verso Zoagli su una ripida scalinata tra coltivazioni di ulivi. Ci troviamo  -nostro malgrado- coinvolti in una marcia organizzata che si conclude proprio sulla piazza del paese. Anche noi ci fermiamo per il consueto ristoro. Ripresa del cammino in salita verso S. Pietro e quindi in direzione del bel santuario di N.S. delle Grazie, cui anticamente era annesso un ospizio per i pellegrini. Dopo una doverosa sosta, attraverso un bel sentiero tra i lecci scendiamo verso Chiavari. E’ il primo pomeriggio, non si muove aria e il caldo si fa afoso. Superato l’Entella (apprezziamo un bel tratto di lungo-fiume) entriamo a Lavagna. Da questo punto il percorso si fa duro, in mezzo a un continuo via vai automobilistico. In sosta, davanti a un rinfrescante bicchiere di birra passiamo in rassegna le diverse, possibili alternative al percorso pedonale, compreso un trasferimento su rotaie. Resistiamo alla tentazione e arriviamo stremati a Sestri, dove troviamo alloggio presso l’Opera Madonnina del Grappa (dignitosa ospitalità con mezza pensione a offerta). Dopo la cena solo in due accettiamo di fare un giro nel borgo e sul lungomare pressoché deserto.
Da Sestri a Deiva (km 20.5)
Un po’ problematica l’uscita da Sestri. L’intrecciarsi delle strade e le indicazioni poco lineari della guida mettono a dura prova i nostri “interpreti” Gianni e Franco. In qualche modo arriviamo alla chiesa di S.Bartolomeo e a Riva Trigoso. Qui è più facile orientarsi avendo come riferimento il grande stabilimento di Fincantieri. Dopo il cimitero comincia uno dei sentieri più belli e panoramici della Liguria. Ci si porta a mezza costa in direzione punta Baffe e monte di Moneglia. Nella folta vegetazione di arbusti e ginestre spuntano a tratti scheletri di alberi, testimoni di un precedente incendio boschivo. Verso il passo incontriamo  qualche raro viandante. Continuano gli scorci panoramici anche durante la discesa verso Moneglia. Qui cerchiamo un bar per l’inevitabile ristoro.. Riprendiamo il cammino in salita (possibile che dopo pranzo si debba sempre risalire?) verso il borgo di Lemeglio. Fuori dal paese si entra in un carruggio che ben presto diventa sentiero e dopo un paio di chilometri comincia a scendere verso Deiva. Entriamo nel borgo vecchio fatto di stradine strette e dominato dalla chiesa parrocchiale. Ci affrettiamo nel vicino B&B per la doccia e il bucato. La struttura è dotata di stenditoi e di un ampio spazio verde retrostante che ci consente un po’ di relax prima di riprendere il cammino verso Marina per un sopralluogo al paese e al lungomare e per la ricerca di un ristorante per la cena.
Da Deiva a Soviore (km 23)
Un bel percorso, dapprima a fianco di una strada che risale verso l’interno, poi su sterrato che ci porta al camping Valdeiva disteso tra il bosco e il torrente. Dopo il guado si prosegue su un bel sentiero tra lecci e abeti verso Framura, caratteristica località composta di vari borghi turriti che digradano verso il mare. A Costa apprendiamo la notizia del terremoto con epicentro Modena che si è avvertito anche qui. Presso la stazione ferroviaria inizia un bel sentiero in saliscendi diretto a Bonassola, che lascia intravvedere splendide callette nelle pieghe della costa. A Bonassola, dopo la pausa pranzo, decidiamo -contrariamente ai buoni propositi- di rinunciare all’antico sentiero che scavalca la collina, e di puntare su Levanto utilizzando il lungomare pedonale con due chilometri di galleria, che utilizza un vecchio tracciato ferroviario. Raggiunta la città, sostiamo per una visita alla cattedrale, quindi ci dirigiamo in salita verso Fontona. Qui con grande difficoltà e dopo vari tentativi (nei sentieri non ritroviamo indicata la nostra meta) riusciamo a intercettare la direzione giusta per arrivare al passo di Colla di Gritta.Proseguendo su asfalto per un paio di km arriviamo al santuario di Soviore (il più antico della Liguria). Qui troviamo una discreta animazione: un gruppo di amici che gioca rumorosamente a carte nel cortile, operai che rientrano dal lavoro di ripristino delle strade dissestate dalla recente alluvione, un gruppo di giovani che a sera giungono dal mare con il bus navetta… Dopo cena, mentre  con Giuliana osservo dall’alto il promontorio di Punta Mesco e le luci di Monterosso, Franco e Gianni (i tecnici) trattano animatamente della produzione del vino e dell’aceto balsamico… Buona notte! 
Da Soviore a Biassa (km 23) Costeggiando il santuario di Soviore ci avviamo su strada asfaltata verso il passo del Termine. La giornata si annuncia nuvolosa, con nebbia che sale dal mare. Decidiamo perciò di rinunciare al percorso sul crinale, certamente più bello e spettacolare, ma sconsigliato in caso di maltempo. Teniamo quindi il cammino di mezza costa su asfalto non trafficato, più lungo perché segue le pieghe della montagna, ma comunque panoramico perché sovrasta le cinque terre. Distinguiamo laggiù in fondo Corniglia e Manarola, ne seguiamo i profili che mutano con il variare delle prospettive. Tra un borgo e l’altro la costa rocciosa è solcata dai sentieri che attraversano zone boschive e terrazzamenti coltivati a ulivo. Sul percorso incontriamo un gruppetto di giovani inglesi che ricercano sulle mappe il sentiero perduto. Quando entriamo in Val di Vara riconosciamo i segni devastanti dell’alluvione dello scorso autunno: voragini aperte nella strada, legna e tubazioni rotte accatastate ai margini, frane che deturpano i boschi… Dopo 13 km arriviamo a Volastra. E’ mezzogiorno e un pulmino sta scaricando giovani turisti che si disperdono tra i carruggi del borgo lungo piste ben segnalate. Consumiamo il solito panino, dopo di che ci dirigiamo su un comodo sterrato tra i boschi verso il Passo del Telegrafo. Faticosi solo gli ultimi due chilometri in salita. Al Passo, su consiglio del gestore del bar, evitiamo il sentiero in ripida e rischiosa discesa e ci dirigiamo a Biassa su più lunghi ma tranquilli tornanti stradali. L’ostello Tramonti che ci accoglie è grande e ben attrezzato. A sera si riempie di giovani (italiani e stranieri) recuperati dal mare o da zone limitrofe dal pulmino della casa. Una cena robusta, a base di grigliata di carne, ci aiuta a riprendere le energie prima del meritato riposo.
Da Biassa a Sarzana (km 22)
Dall’ostello scendiamo fino alle ultime case del paese per prendere un vecchio percorso pedonale che taglia i numerosi tornanti della provinciale e alla periferia di La Spezia si trasforma in un bel carruggio. Così pian piano ci avviciniamo alla zona centrale. La città manifesta la sua peculiarità di porto militare: una enorme cittadella-fortezza circondata  da un fosso, che racchiude il comando generale e l’arsenale della Marina. Superata la cittadella militare, decidiamo di prendere un bus per evitare il traffico e portarci alla periferia opposta presso la stazione di Vezzano. Lungo un percorso asfaltato e abbastanza trafficato raggiungiamo il percorso pedonale posto a fianco del ponte ferroviario che attraversa il fiume Magra. E’ ormai mezzogiorno e c’è un caldo afoso. Consumiamo in piedi quel po’ di frutta secca che ci siamo portati come riserva e ci avviamo lungo il parco fluviale. Ci aspettavamo un percorso attrezzato e ben curato; invece transitiamo su uno sterrato tra canneti palustri e macchie selvatiche. Dopo il primo tratto più ordinato, il cammino si fa incerto e selvaggio. Ci si trova di fronte a continui bivi scarsamente segnalati, gli arbusti si fanno sempre più fitti fin quasi a nascondere i sentieri. A un certo punto, dopo un guado,  troviamo il cammino sbarrato da un profondo canale. Tentiamo di raggirare l’ostacolo, ma inutilmente: siamo circondati su tre lati dall’acqua. Evidentemente lo straripamento del fiume nella recente alluvione ha reso impraticabile il percorso. Ritorniamo sui nostri passi finché individuiamo un varco sotto la parallela autostrada, che ci permette di entrare sulla provinciale per Sarzana. Gli ultimi due chilometri sono su una superstrada molto trafficata. Ci buttiamo sul primo bar che incontriamo all’ingresso della città, alla ricerca di bevande fresche. Dopo la sosta riprendiamo il cammino per arrivare nel centro storico, popolato dai banchi del mercato, e visitare la bella cattedrale rivestita di marmo bianco. Qui, nel punto di confluenza della via della costa con la via francigena di Sigerico, si conclude il nostro cammino. Anche questa esperienza viene consegnata ai ricordi.

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